Che cos’è la semplicità volontaria?
Alcuni mesi fa ho letto un libro che si chiama Dovunque tu vada, ci sei già.
L’autore è Jon Kabat-Zinn, il fondatore della Stress Reduction Clinic e del Center for Mindfulness in Medicine, Health Care and Society presso la University of Massachusetts Medical School.
La consapevolezza è soprattutto una questione di attenzione e lucidità, qualità umane universali.
Jon Kabat-Zinn
La consapevolezza, insieme agli strumenti, sono, dal mio punto di vista, le due facce della medaglia dell’organizzazione personale. I secondi non hanno senso senza la prima e questo mi è sembrato un testo interessante da cui partire per approfondire il concetto.
Nel libro, l’autore spiega il concetto di semplicità volontaria.
E voglio condividerlo con te, perché credo sia importante tenerlo a mente quando intraprendi un percorso di miglioramento della tua organizzazione personale.
Cosa significa semplicità volontaria?
Nelle parole di Kabat-Zinn:
Semplicità volontaria significa recarti in meno anziché in più luoghi in un giorno, vedere meno per vedere meglio, far meno per fare meglio, acquisire meno per avere di più.
L’architetto Ludwig Mies van Der Rohe lo aveva riassunto nel celebre Less is more.
E direi che con Kabat-Zinn siamo sulla stessa lunghezza d’onda.
Ogni giorno, nel nostro lavoro ma anche nella vita personale, ci troviamo di fronte a numerosi bivi.
Cosa fare? Con chi parlare? Quanto tempo dedicare a un’attività piuttosto che un’altra?
Quali sono le priorità di oggi? E così via.
Ogni bivio, una decisione.
E ogni decisione comporta inevitabilmente un “lasciare indietro” perché ad ogni sì corrisponde anche un no.
Generalizzando al massimo (ma mi ci metto dentro anche io) sembra che a noi freelance venga estremamente difficile, non tanto dire di no, quanto lasciare indietro.
Soprattutto quando siamo all’inizio della nostra carriera o in fase di sviluppo e di crescita, ogni lasciata ci sembra persa.
Vorremmo fare tutto, essere presenti su ogni canale e ogni social, scrivere per il blog ma anche registrare dei video, partecipare a tutti gli eventi di networking possibili, incontrare quante più persone sul pianeta, con l’intento di farci conoscere, trovare i primi lavori e un po’ alla volta affermare la nostra professionalità.
E ogni lasciata per noi è davvero persa.
Genera quel senso di sconforto (della serie “non sto facendo abbastanza”) che ci spinge a correre come criceti sulla ruota perdendo di vista la direzione.
Iniziamo a girare in tondo, nella speranza che qualcuno ci veda correre, ci fermi e ci dia un nuovo cliente o una pacca sulla spalla per dirci che stiamo facendo bene e che presto le cose cambieranno.
Il concetto di semplicità volontaria mi ha colpito perché è ecologico.
Come quando acquisti prodotti sfusi per evitare l’imballo di plastica.
Lasci un’impronta più leggera del tuo passaggio: acquisti quello che ti serve ma non produci materiale superfluo che andrà ad accumularsi tra i rifiuti.
Ora, la difficoltà sta nell’allenarsi a trovare la farina che fa per noi.
Fuor di metafora, quelle attività che da sole generano il massimo del risultato (ti ricordi il principio di Pareto?) non lasciando indietro il resto, ma rinunciandovi in partenza. Ed evitare in questo modo di creare intorno e dentro di te ansie, preoccupazioni, frustrazioni e sensi di colpa vari.
Impegnarsi alla semplicità in questa vita frenetica richiede un delicato equilibrio, correzioni, indagine costante, attenzione. Ma trovo che il concetto di semplicità volontaria aiuti a diventare più consapevole di ciò che è importante, di un’ecologia della mente, del corpo e del mondo in cui tutto è interdipendente e ogni scelta ha conseguenze di ampia portata. Non si riesce a controllare tutto, ma scegliere la semplicità quando è possibile apporta alla vita un elemento di grande libertà che tanto spesso ci sfugge e molte occasioni per scoprire che in realtà il meno può corrispondere al più.
Partire dalla consapevolezza, dicevamo.
Conoscere come utilizzi le tue risorse limitate (il tempo, lo spazio, il denaro, l’attenzione e le energie mentali in generale) è il primo passo per un cambiamento duraturo nella propria organizzazione personale. Se vuoi, posso accompagnarti lungo il viaggio. In Palabàn, un modulo è dedicato proprio all’allenamento della consapevolezza nella vita lavorativa di tutti i giorni. Scopri se la palestra dell’organizzazione è quello che fa per te.