Come cambiare le proprie abitudini e crearne di nuove
Questo post parte da una confessione.
Una di quelle che non ti aspetteresti da una professional organizer.
Alcuni anni fa, promisi a mio zio, in partenza per un lungo viaggio in Australia con mia zia, di mettere mano al girato e realizzare un video ricordo di quella vacanza.
Ero da poco iscritta ad un percorso di laurea in comunicazione audiovisiva e il mio sogno era proprio quello di diventare una montatrice video: insomma, le premesse c’erano tutte per assumermi l’impegno di buon grado.
Cosa è successo dopo?
I miei zii si sono sposati (e hanno pure fatto un altro viaggio!), hanno messo al mondo mio cugino (tra un po’ va alle superiori!!), io mi sono laureata (non solo a quella, ma anche ad una seconda laurea!!!) e ho persino deciso di cambiare lavoro. Insomma, un Natale dopo l’altro, la mia promessa non mantenuta ha compiuto dieci anni tondi, prima di compiersi.
Di certo non è un risultato di cui vado fiera. Anzi, il senso di colpa per non aver esaudito il desiderio di due persone a cui voglio bene ha reso il video dell’Australia il mio più grande e doloroso cerchio aperto, la mia più spinosa questione irrisolta.
Per quale motivo, per così tanto tempo, non ero riuscita a portare a termine l’impegno che avevo preso?
Me lo sono chiesta più di una volta.
È stata la mancanza di tempo? Forse qualche volta questa giustificazione sarà anche stata vera ma, diciamocelo, in dieci anni credo che una il tempo lo trovi.
Mancanza di capacità e competenze? Sì, certo, non ero una montatrice professionista, ma un filmino delle vacanze lo avrei potuto gestire già il primo anno di università.
Non avevo gli strumenti adeguati? Bugia che forse qualche volta mi sono raccontata.
Semplicemente non ne avevo voglia? Sì, forse a volte ho preferito fare altro di più stimolante, ma poi la vergogna di non aver ancora mantenuto la promessa tornava a farsi sentire. E non è mai stata una bella sensazione.
In questo post c’è la risposta a cui sono arrivata io.
Una risposta che ha a che fare con la creazione di nuove, sane ed efficaci abitudini, necessarie nel momento in cui abbiamo bisogno di affrontare un cambiamento lontano da una situazione non desiderata.
Non è detto che debba essere esattamente così per tutte le questioni irrisolte che ci portiamo dietro da anni, ma spero che possa darti lo stimolo ad affrontare il tuo “cerchio aperto”.
Perché cambiare abitudini?
Ecco un elenco, non esaustivo, di motivi per cui una persona potrebbe desiderare di cambiare le proprie abitudini:
- Migliorare la produttività e l’efficienza nel lavoro quotidiano
- Trovare più tempo da dedicare ai propri interessi e passioni, oppure al benessere, allo sport e alla famiglia
- Migliorare lo stile di vita e adottare abitudini più salutari, per esempio grazie ad un’alimentazione più bilanciata e naturale, cucinata in casa
- Ridurre il tempo trascorso sullo smartphone o sui dispositivi elettronici, ad esempio per leggere di più
- Raggiungere obiettivi personali e professionali
- Ridurre lo stress e l’ansia attraverso abitudini rilassanti, come per esempio attraverso una pratica di meditazione quotidiana
- Creare una routine quotidiana più strutturata e organizzata
- Migliorare le relazioni interpersonali attraverso nuove abitudini sociali
Prima di intraprendere un percorso di cambiamento delle proprie abitudini, il primo passo è avere molto chiaro quale è la stella polare che guida il nostro cammino.
Nel famoso libro di Simon Sinek (di cui ti consiglio la lettura o, se hai meno tempo, la visione di questo TED Talk) è il perché.
Nell’obiettivo SMARTER di cui parla benissimo la mia socia e amica business coach Fulvia Silvestri in questo articolo sul sito de Il Cambiamento Produttivo, è la prima R della Rilevanza.
I consigli pratici e gli strumenti che condividerò con te tra un attimo rischiano di essere inefficaci se non sono ancorati a un motivo significativo, una sorta di punto di dolore, che ti spinge verso questo cambiamento.
Come è possibile cambiare abitudini o crearne di nuove?
Con il mio video dell’Australia, a distanza di anni, ho riflettuto e analizzato la situazione con mente lucida e “competente”, poiché formandomi come professional organizer ho potuto studiare il funzionamento delle abitudini e dei processi organizzativi.
Credo di aver sbagliato sotto due punti di vista:
- l’approccio al problema o la visione complessiva che ne avevo;
- il metodo con cui lo volevo affrontare.
Mi spiego meglio.
Ho sempre visto questo impegno come una specie di masso gigante, rotolato giù dal fianco della montagna, che bloccava la strada sulla quale stavo viaggiando. Troppo grande per essere aggirato senza cadere nel fosso, troppo alto per essere scavalcato, troppo solido per poter essere distrutto. Insomma, un vero e proprio blocco inattaccabile da qualsiasi prospettiva lo si guardasse. Il fatto è che comunque io volevo passare dall’altra parte. Ne sentivo il bisogno. Così come non potevo (né volevo) chiedere ad un’altra persona che stava di là dalla strada di raggiungere la destinazione al posto mio. In tutta onestà, mi vergognavo troppo a delegarlo.
Nel momento in cui ho cambiato approccio al problema e ho iniziato a scomporlo nelle sue componenti (riversare il girato da cassetta ad hard disk, selezionare le clip migliori, scegliere la musica, ecc.) qualcosa si è mosso: non mi trovavo più di fronte a un unico macigno ma ad una frana composta di tanti piccoli sassi che potevano essere, una alla volta, messi da parte per lasciare libero il passaggio.
Da qui, la seconda cosa che mi ha permesso di iniziare ad affrontare la mia personale questione in sospeso.
Scomporre in fasi e in parti più piccole il problema, mi ha aiutato a fare chiarezza tra le azioni che dovevo intraprendere per portare a termine il compito e così ho fatto quello che mi riesce meglio: ho pianificato le cose da fare.
Ho preso tutto il materiale, l’ho organizzato in cartelle e l’ho diviso in modo da poter affrontare la mole di lavoro un po’ ogni giorno: ho preparato il mio piano di battaglia e stampato un piccolo calendario a muro su cui ho segnato i miei progressi.
Il metodo che ho usato è una nota tecnica motivazionale per raggiungere gli obiettivi personali ed evitare di procrastinare, inventata da Jerry Seinfeld, attore, sceneggiatore e produttore televisivo statunitense, che si chiama “don’t break the chain” ovvero “non rompere la catena”.
Consiste nel porsi un obiettivo, nel mio caso finire il video dell’Australia, ma potrebbe anche essere “dimagrire 5kg” e realizzare ogni giorno un’attività in quella direzione, per esempio 30 minuti di esercizio fisico, e quindi fare una croce sul giorno del calendario una volta eseguita quell’azione: lo scopo è proprio quello di non spezzare la catena. Vedere i tuoi progressi sul calendario sarà la molla che ti stimolerà a proseguire nel tuo percorso.
Come è andata a finire con il video dell’Australia?
Tra l’estate del 2017 e il giorno di Natale, ho portato a termine una piccola azione (si trattava davvero di qualcosa che mi occupava al massimo tra i 15 e i 40 minuti ogni giorno) e così, passo dopo passo, ho concluso, proiettato e regalato il video dell’Australia ai miei zii.
Il lavoro su quel progetto non era più un peso sul cuore, ma un piccolo appuntamento quotidiano, un’abitudine. Che poco alla volta mi ha fatto sentire meglio.
Un po’ come tutte le altre piccole abitudini quotidiane come per esempio rifare il letto ogni mattina, sistemare i piatti nella lavastoviglie e pulire il lavello subito dopo aver finito di cenare oppure riporre al loro posto i documenti dopo aver scartato le buste della posta in arrivo: piccole azioni, che non ci rubano tanto in termini di tempo ed energia, ma che infondono maggiore serenità e senso di controllo ai nostri spazi e al nostro lavoro giornaliero.
Perché molto spesso sono proprio quelle piccole abitudini che ci permettono di chiudere i fastidiosi cerchi aperti.
Creare nuove abitudini: la legge dei 21 giorni
Ma ci vogliono davvero solo 21 giorni per cambiare le proprie abitudini?
Ci sono studi che confermano e altri che smentiscono questa idea. Io onestamente non lo so.
Ma so che è difficile, sia partire che mantenersi costanti, e spesso ci si sente un vero e proprio fallimento quando le cose non vanno come sperato.
Partiamo spesso pienə di buoni propositi che poi si schiantano inesorabilmente contro un muro di vecchie abitudini difficili da abbattere. Da dove si parte per cambiare le abitudini?
Ecco la mia lista di risorse per affrontare il cambiamento.
Il giorno in cui hanno distribuito la capacità di creare un’abitudine io ero in fila, sbuffando e sbattendo i piedi, per l’impazienza.
Sono davvero pessima a creare delle abitudini.
Se si parla di abitudini negative, questo magari è un bene.
Ma anche se si parla di abitudini positive faccio una gran fatica a costruire una routine che mi soddisfi. Questo perché sono impaziente, a volte incostante, e mi annoio molto, ma molto, in fretta.
Forse non sono la persona giusta per parlare di abitudini. Ma nonostante la mia condotta vergognosa, credo che creare delle abitudini sane, di crescita, per la nostra vita personale e per il nostro business, sia un fattore di fondamentale importanza.
Ho creato quindi questa piccola raccolta (di certo non esaustiva e nemmeno troppo strutturata): si tratta di un insieme di idee, stimoli e suggerimenti per iniziare ad approfondire il tema.
Idee e suggerimenti per approfondire il tema abitudini
- Per chi desidera partire studiando bene l’argomento, il libro di culto “Il potere delle abitudini” di Charles Duhigg
Al primo posto di ogni trattazione sull’argomento con 1.000.000 di copie vendute, tutti ne parlano, tutti lo citano e io… Ci ho messo anni per leggerlo. Shame! Sarà per questo che sono una frana con le abitudini?!
Comunque, come per il video dell’Australia, poi ce l’ho fatta e ti assicuro che merita la lettura.
- Per il Bianconiglio in arciritardissimo, il post della mia collega Giorgia
Marianna Mariannissima! Ti ricordi il coniglio bianco di Alice nel Paese delle Meraviglie che era sempre di corsa? La mia amica Giorgia Sorinelli ha scritto un post durante la lettura del testo di Duhigg e ne ha messo in pratica i consigli con un “dolce” esperimento: 5 minuti e passa la paura. Un post delizioso a portata di mamma.
- Per chi ha una passione per la cultura orientale, The Kaizen way
One Small Step Can Change Your Life: The Kaizen Way di Robert Maurer, psicologo e professore universitario statunitense, è un testo che ha ricevuto molti riconoscimenti ed è stato tradotto in 20 lingue, tra cui anche l’italiano.
Illustra il metodo attraverso il quale l’industria giapponese, al termine della Seconda Guerra Mondiale, ha saputo risollevarsi e invertire il proprio destino nell’ottica di un miglioramento continuo. Il termine Kaizen deriva da kai (cambiamento) e zen (migliore): «il cambiamento per il meglio». Le premesse ci sono tutte!
- Per la persona organizzata, che vuole fare un passo in più, una lista di 7 passi per cambiare le abitudini.
Se ami le liste, eccone una pubblicata su HackerNoon per raggiungere i tuoi obiettivi e attivare il cambiamento. Mi ha colpito il quinto punto, in cui si parla d’identità:
Ragionare su chi vuoi essere, ti aiuta a cambiare un’abitudine.
Io un’abitudine l’ho cambiata proprio così.
Durante il tragitto in autobus per andare al lavoro, avevo quasi sempre in mano il cellulare.
In occasione della mia settimana di Digital Detox di alcune estati fa, ho deciso di cambiare quest’abitudine e di leggere un libro. Perché? Perché nel mio futuro avrei preferito vedermi con un libro in mano, piuttosto che con lo smartphone.
E ha funzionato!
Spero che questo articolo ti sia stato utile per ricevere una nuova motivazione e qualche strumento utile per affrontare con energia e il sorriso sulle labbra il cambio o l’inserimento di una nuova abitudine.
Se così è stato, ne sono contenta.
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