Confessioni di una slash worker #1
*Questo è un post che non parla di organizzazione personale (o quanto meno non direttamente). Parla della condizione lavorativa di uno slash worker, ovvero un freelance che fa più lavori contemporaneamente.*
Nel 2018 ho “scoperto” di essere una slash worker.
O, per meglio dire, sapevo (eccome) di fare più lavori contemporaneamente.
Solo non sapevo che esisteva un’etichetta per questa condizione lavorativa.
Ho scoperto che l’80% dei freelance italiani vive nella mia stessa situazione.
I numeri sono della ricerca, condotta a livello europeo, i-Wire (li trovi tutti qui).
Lo slash worker è un libero professionista che fa più lavori contemporaneamente.
Si chiama così perché, nel proprio job title, le professioni sono separate tra loro da uno slash (/).
Nel mio caso sono professional organizer / project manager / insegnante di pattinaggio.
La prima volta che ho parlato in pubblico di questa mia condizione è stata a maggio del 2018, al Freelance Camp di Marina Romea (trovi la registrazione del mio speech scorrendo fino in fondo la mia pagina Live).
Escluse un paio di fonti americane (manco a dirlo) datate 2017 e tutte (chi più chi meno) da ricondurre allo studio condotto da AndCo, se provi a scrivere nella barra di ricerca di Google le parole “slash worker” i primi (e direi unici) risultati sono gli articoli di ACTA sulla ricerca i-Wire e i miei interventi (al Freelance Camp prima e poi un’intervista che ho rilasciato sul tema a Tatiana Cazzaro della Rete al Femminile di Biella).
Perché, se siamo così in tanti, nessuno ne parla?
Non mi sono mai sentita nè una pioniera nè un’innovatrice (pur facendo una professione che del tradizionale ha poco).
Se sto in prima fila ai corsi di formazione è solo perché sono cieca come una talpa e non vedo le slide.
Per cui mi mette un po’ a disagio essere l’unica ad affrontare l’argomento.
Ma io di questa condizione voglio parlare.
O almeno voglio capire se interessa a qualcuno parlarne.
Condividere le esperienze. Cercare di comprenderla.
Perché se la stiamo vivendo in tanti un motivo ci sarà.
E come da ogni condizione lavorativa credo sia giusto cercare di fare del nostro meglio per far crescere il “buono” e limitare gli aspetti negativi (che quelli, purtroppo, sono dappertutto).
Per questo motivo ho deciso di dedicare alcuni post del blog alla mia condizione di slash working (l’unica di cui ho l’autorevolezza, se così si può dire, e le informazioni necessarie per poterne parlare).
Nella speranza che questi post siano occasione di stimolo e scambio per chi, come me, fa più lavori allo stesso tempo.
Amici slash worker, se ci siete battete un colpo.
Intanto inizio io.
Faccio tre lavori.
Il primo, quello grazie al quale, lavorativamente parlando, ho trovato il mio posto nel mondo: la professional organizer.
Il mio lavoro numero 1. La mia risposta alla domanda “che lavoro fai?”.
Quello che voglio fare da grande.
Il secondo: la project manager in un’azienda che si occupa di formazione.
Lo faccio come libera professionista e part time.
Il terzo (devo poi ancora decidere se chiamarlo lavoro o meno): l’insegnante di pattinaggio artistico a rotelle. La mia passione da quando sono bambina. Ho messo i pattini a 3 anni. Ne ho quasi 32 e non li ho ancora tolti (prima come atleta e ora come atleta e allenatore).
Ognuno dei tre lavori ha una sua ragione d’essere.
È una condizione definitiva quella di slash worker? Non credo, ma mai dire mai.
Come tutte le cose ci sono aspetti positivi e negativi.
Ma è la strada che ho scelto. Almeno per il momento.
Vuoi conoscere più da vicino la vita lavorativa di una slash worker?
Se sì mi farebbe piacere avere un tuo segnale (qualsiasi, ma non di fumo).
Va bene un commento qui, in fondo al post.
Una mail al mio indirizzo ciao@chiarabattaglioni.it
Un messaggio su uno qualsiasi dei miei profili social (Facebook, Linkedin, Instagram).
Così saprò che non sono sola 🙂